GREEN PASS PER L'ACCESSO AD EVENTI CULTURALI CONVEGNI E DIBATTITI

“La scienza ci dice chiaramente che sono i vaccinati a selezionare le varianti. Allora perché si continua ad affermare che sono i non vaccinati? Perché è necessario sostenere l’uso del green pass, nonostante tutto. La politica sta andando nella direzione esattamente opposta a quello che ci sta dicendo la scienza”. 

È quanto ha sostenuto domenica scorsa a Torino, nel corso di una conferenza pubblica, Loretta Bolgan, chimica e farmacologa, dottore di ricerca in scienze farmaceutiche a Padova e Research fellow al Massachusetts General Hospital (Boston), consulente scientifico di diverse associazioni no profit ed esperta di vaccini.

 “Ci sono articoli importanti che sono usciti su riviste ad alto impact factor, studiati da un numero molto elevato di ricercatori e scienziati, come Nature, come Science, Lancet, che dimostrano quanto affermo-  spiega la Bolgan –  e che forniscono dati reali che vengono ignorati”. Secondo Bolgan “il green pass è del tutto inutile, se non dannoso. Perché se facciamo andare in giro dei vaccinati che sono potenzialmente più infettivi, il virus lo facciamo circolare ancora di più, rispetto a quello che succederebbe con la circolazione dei non vaccinati asintomatici.  Creiamo i presupposti per far partire una nuova epidemia  molto importante”.

Loretta Bolgan

La scienziata dettaglia bene perché i vaccinati siano potenzialmente più infettivi a causa delle varianti, e fa una premessa: “Quando c’è un’ epidemia e non si fanno le vaccinazioni, un virus come questo, che tende a mutare molto rapidamente, crea delle popolazioni di mutanti durante l’infezione nell’organismo della persona”. Il sistema immunitario delle persone quindi, in autonomia “elimina tutti quei mutanti che possono creare problemi e causare la malattia in forma più grave”. Vengono selezionate le varianti che tendono ad essere “tollerate” dall’ organismo, “perché i virus in realtà, per natura propria, non hanno alcun beneficio a fare morire l’ospite che loro stessi infettano”.

In pratica è il sistema  immunitario stesso a far sì che il virus si stabilizzi in maniera tale da non dare problemi, in forme asintomatiche e poco infettive.

Proprio per questo sostiene Bolgan, “l’asintomatico è il vero vaccino naturale per tutte le comunità, perché fa circolare un virus poco infettivo e poco pericoloso. E tra l’altro fa sì che circolino sempre meno nuove varianti, facendo finire molto prima l’epidemia”.

Secondo l’opinione di Loretta Bolgan, se noi non avessimo iniziato la campagna vaccinale già dall’anno successivo al diffondersi dell’epidemia,  “avremmo avuto scuramente una piccola coda, con dei sintomi abbastanza lievi, moderati, che magari nelle persone più vulnerabili poteva anche evolvere verso una forma un po’ più seria, ma se si faceva un monitoraggio attento di quelle popolazioni a rischio, si poteva comunque identificarle, fare prevenzione e cura mirate solo per loro e probabilmente avremmo risolto il problema, senza conseguenze per l’intera popolazione”.

La vaccino-resistenza e la produzione di varianti

Viceversa cosa è successo con il vaccino? Bolgan lo spiega bene: “Vi ricordate che la prima variante era quella inglese? Poi è venuta fuori quella indiana, quindi quella brasiliana. Sono apparse quando hanno cominciato a fare le sperimentazioni vaccinali. Così è emersa la variante vaccino-resistente. Questo perchè la persona vaccinata produce degli anticorpi molto specifici, che sono quelli contro la spike, la proteina prodotta dai virus. Nel caso dei vaccini, tutti, la spike prodotta è quella del febbraio 2020. Quindi il nostro organismo viene indotto dal vaccino a produrre degli anticorpi contro una proteina che attualmente non esiste più, e produce degli anticorpi deboli. Quando poi incontra  il virus circolante, che presenta tanti mutanti tutti insieme, andrà ad eliminare solo quelli che sono molto simili alla spike del vaccino”.

“Le varianti quindi riceveranno una spinta selettiva, proprio perché non vedono gli anticorpi e diventano vaccino-resistenti. Quelli che hanno una spinta selettiva maggiore sono i più pericolosi e più contagiosi. Questo è quello che risulta dalla letteratura”.

Questo, per la scienziata è “l’esatto contrario di quello che succede nell’evoluzione della malattia naturale, che porta all’immunità di gregge”. La malattia “naturale“ dice infatti,” fa circolare meno virus, perché le persone producono immunità cellulari che durano tutta la vita: la persona non si infetta più o se si infetta non sviluppa più la malattia”. Dall’altra parte assistiamo invece alla vaccino-resistenza, cioè alla produzione continua di nuove varianti, “che di fatto sono nuovi virus che provocano nuove epidemie. Quest’estate ne abbiamo avuto una conferma”.

Purtroppo il vaccinato, aggiunge, “non ha solo questo problema. Quello che si sa è che gli anticorpi che vengono prodotti da chi è stato inoculato, sono ‘non neutralizzanti’, cioè non si legano al virus, quindi il vaccinato puo’ infettarsi con le varianti e contagiare anche gli altri”.

La “frode” dei produttori che mette a rischio la vita dei vaccinati

“Noi sappiamo che il meccanismo alla base del Sars Cov-2 è analogo a quello della Sars-Cov-1 nel 2003. Ci sono studi in vitro e di simulazione che ci dicono che questi anticorpi possono potenzialmente portare a una malattia molto più grave, anche potenzialmente fatale”. Il vaccinato che si infetta, sostiene Bolgan, “puo’ andare incontro ad una incidenza maggiore di ospedalizzazione e di morte rispetto a un non vaccinato”. Questa, spiega, “è una realtà che sta emergendo anche da dati epidemiologici in Inghilterra e da Israele soprattutto. Si sapeva fin dall’inizio, e l’Ema, l’Agenzia europea per i farmaci- sottolinea- ne era a conoscenza, che il rischio di potenziamento della malattia (ADE, Antibody-dependent Enhancement) era concreto”. L’Ema, ricorda la ricercatrice,  “ha obbligato i produttori a fornire un dato preclinico, uno studio sugli animali che permettesse di capire se il potenziamento della malattia sia un vero danno da vaccino e con quale incidenza si manifesti. Bene, a settembre 2021 non ci sono ancora questi dati. Adesso che abbiamo già vaccinato oltre un miliardo di persone in tutto il mondo è un po’ tardi per andare ad applicare il principio di precauzione”.

Questo significa, avverte Bolgan, “che i vaccinati faranno eventualmente su se stessi esperienza di questa reazione avversa molto grave. Speriamo con incidenze basse. Però, mettere una persona vaccinata in condizione di essere esposta a un danno, potenzialmente grave e fatale, trovo sia una grande violazione del principio di precauzione, ma anche una violazione del diritto alla vita. I produttori hanno commesso una frode farmaceutica”. 

Bolgan ricorda che, nel caso della Sars Cov-1, per valutare i rischi, i ricercatori avevano vaccinato delle cavie di laboratorio, poi le avevano esposte a una variante della Sars e avevano visto che l’incidenza della mortalità nei topi vaccinati era molto più alta rispetto ai non vaccinati. “Avevano quindi bloccato tutto – spiega – non si è mai riusciti a passare in clinica, per questo motivo. Anche con il caso del Sars Cov-2 gli studi sono statti fatti così fin dall’inizio”. Perché, chiede la ricercatrice, “non hanno ancora presentato questi risultati?” E soprattutto, insiste la scienziata, “perché dicono che il fenomeno ADE non esiste? Perché questa è una frode. Se io dico che in a queste condizioni di sperimentazione l’ADE non esiste è falso, perché non si sa”.

Questo è un potenziale danno, spiega, “che precluderebbe del tutto l’uso dei vaccini“. Conclude Bolgan: “Se dovesse manifestarsi l’ADE, il potenziamento della malattia, l’Ema è giustificata al ritiro di tutti i vaccini, a bloccarli proprio tutti. Questo potrebbe essere un motivo per cui i produttori si guardano bene dal fornire il dato”.

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