“Una sentenza figlia del serrato confronto scientifico, nella quale il ruolo dei giuristi è stato marginale”. Così è stata definita la recente decisione della Corte d’Appello di Torino che ha condannato in via definitiva l’Inail a risarcire un lavoratore di 63 anni, colpito da un tumore del nervo acustico in seguito ad un uso intenso del telefono cellulare durante la sua vita lavorativa.

L’uomo, nel corso del suo lavoro alla Cogne Acciai di Aosta, aveva fatto uso di cellulari del tipo Etacs e Gsm per più di 10 mila ore nell’arco di 13 anni, con una media di utilizzo di due ore e mezza al giorno, ammalandosi di neurinoma (uno swannoma dell’VIII nervo cranico), con conseguenti “sordità sinistra, impianto cocleare a destra, paresi del nervo faciale, disturbo dell’equilibrio e sindrome depressiva, con danno biologico permanente del 57%”.

La Corte d’Appello ha di fatto confermato la decisione del Tribunale di Aosta, che nel 2020 aveva già condannato l’Inail a pagare una rendita di circa 350 euro al mese per malattia professionale al lavoratore danneggiato. Dopo la richiesta di appello dell’Inail e la nomina di un nuovo CTU (consulente tecnico d’ufficio), è arrivata la decisione definitiva. La consulenza è stata assegnata a Roberto Albera, ordinario di Otorinolaringoiatria all’Università di Torino, autore di oltre 400 pubblicazioni con 10 mila interventi chirurgici al suo attivo, tra cui poco meno di 200 neurinomi. “Si sono dibattute due questioni importanti: il conflitto di interessi, e la qualità degli studi che si fronteggiano a sottostimare, o affermare, il nesso di causa”, hanno spiegato gli avvocati dello studio Ambrosio & Commodo di Torino, difensori del lavoratore danneggiato.

La relazione del CTU

Gli studi che supportano la scarsa correlazione – ha argomentato Roberto Albera– fanno capo allo studio Interphone, che è stato criticato in quanto considera anche modeste esposizioni alle radiofrequenze da telefono portatile e vi sono dubbi su un possibile conflitto di interesse degli autori con le ditte produttrici; l’ipotesi circa la possibile correlazione, o comunque concausalità, tra radiofrequenze e tumori, nel caso specifico neurinoma dell’acustico, fanno capo agli studi di Hardell e collaboratori, e si basa su studi eseguiti valutando in modo più preciso l’esposizione”.

Secondo Albera “appare ben evidente che al momento l’eziologia del neurinoma dell’acustico non è conosciuta, ma che tra i fattori concausali vi sia l’esposizione a radiofrequenze se la dose espositiva è stata di sufficiente entità”. Del resto gli studi sugli animali, ha affermato, sono “certamente probativi di un effetto patogeno sul tessuto nervoso”.

L’Inail ha criticato duramente la bozza di relazione, sostenendo che mancano certezze per un’univoca identificazione di una causa all’origine dell’insorgenza del neurinoma dell’acustico. Il CTU d’altro canto ha ribattuto sostenendo che si ha il dovere di interrogarsi, c’è la “necessità di individuare fattori causali o concausali che possano determinare o favorire l’insorgenza di una certa patologia” e le radio frequenze, ha ribadito Albera, “lo sono“.

L’ipotesi delle radiofrequenze deve essere considerata, anche se si ignora ancora il loro “esatto meccanismo d’azione”, se questo sia dovuto cioè al calore, o a mutazione genetica. Inoltre  “in assenza di altre possibili cause, vi è la presenza di un unico fattore di rischio costituito da un’esposizione prolungata a radiofrequenze”.

Le motivazioni della sentenza

La sentenza ha riconosciuto in sostanza “la spiegazione del nesso causale, in termini non di certezza ma di elevata probabilità logica, anche in relazione all’esclusione dell’intervento di fattori causali alternativi, qui nemmeno ipotizzati da alcuno, nemmeno dall’Inail“.

 Stefano Bertone, l’avvocato dello Studio Ambrosio & Commodo di Torino, che ha seguito nel processo il lavoratore della Cogne Acciai risarcito, ha sottolineato che “i detrattori che ad ogni sentenza sui cellulari affermano che i ‘giudici si sostituiscono alla scienza’ dovranno trovare un argomento diverso: gli scienziati di Inail non hanno avuto argomenti convincenti per lo scienziato nominato dai giudici“. E prosegue: “Da oggi nell’ eziologia del neurinoma dell’acustico, tumore che colpisce ogni anno 1 persona su 100.000, entra a tutti gli effetti l’esposizione massiccia alle radio frequenze. Anche l’industria telefonica sospetta la concreta pericolosità dei campi elettromagnetici: il Documento di Valutazione del Rischio di Wind-Tre dell’anno 2017- ricorda bertone- individua il rischio da presenza di campi elettromagnetici e dichiara cheogni telefono cellulare aziendale viene fornito comprensivo di auricolare, che deve quindi essere utilizzato per mantenere il dispositivo non in aderenza con il viso. I telefoni fissi sono dotati di cavo di collegamento tra dispositivo e cornetta; non sono quindi disponibili in azienda cordless o similari‘ ”.

L’avvocato torinese ricorda che nel dibattimento sono stati citati anche i ricercatori americani del Ntp, National Toxicology Program, che hanno affermato di credere che “il collegamento tra le radiazioni delle radiofrequenze e i tumori nei ratti maschi sia reale”. In quel caso erano stati riscontrati schwannomi, cioè neurinomi benigni del nervo acustico, nonché gliomi, tumori maligni del cervello.

Citata nel processo anche la Iarc, l’Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro che, dopo la pubblicazione degli studi sugli animali di Ntp e dell’Istituto Ramazzini, ha inserito le radiofrequenze tra gli agenti per cui è ritenuta prioritaria una rivalutazione di cancerogenicità nel periodo 2020-2024 perchè “nuovi test biologici e prove meccanicistiche, ovvero relative ai meccanismi di azione delle radiofrequenze, giustificano una rivalutazione della classificazione”. Ci si attende quindi ora una modifica verso “probabile” o “certo”.

Due sentenze consecutive pro lavoratore

Per chiunque si misuri con questi casi è importante ricordare ai consulenti tecnici d’ufficio e ai giudici che la letteratura negli anni è stata letteralmente invasa di articoli, che distraggono gli interpreti e confondono, scritti da chi è finanziato dall’industria che ha interessi opposti – spiega ancora Bertone -. Il pericolo maggiore per il pubblico è l’incongrua sensazione di rassicurazione: infatti le radiofrequenze, a differenza di altri agenti fisici o chimici, si percepiscono solo con dei costosi rilevatori elettrici. I gas di scarico di un motore diesel e le lame taglienti dei coltelli li evitiamo grazie alle nostre percezioni sensoriali”, conclude.

È la seconda volta al mondo che si succedono due sentenze di merito favorevoli al lavoratore- sottolinea Stefano Bertone– Ricordiamo che la prima, Romeo contro Inail è passata in giudicato nel 2020, e Inail non ha fatto ricorso per cassazione. In quel caso per la prima volta al mondo una sentenza di primo grado nel 2017 aveva affermato il nesso di causa”.

Dopo la sentenza di Torino molte altre persone danneggiate, vittime di tumori cerebrali verificatisi in seguito ad uso intenso dei telefoni cellulari, stanno procedendo alla richiesta di risarcimenti. Come è già successo per il fumo e l’amianto, la complicità tra “scienziati” e forti interessi economici comincia a vacillare. Il tempo della giustizia sembra stia finalmente arrivando.

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