Da ingegnere in una major americana a maestro di yoga e di mindfulness: Riccardo De Paolis racconta come ha scoperto la sua missione di vita, cambiando la sua esistenza e dedicandosi alla pratica e all’insegnamento di queste antiche discipline, fonte di benessere fisico, mentale e spirituale

Professionalità, rispetto della diversità, compassione. Sono queste le direttive che sostengono l’attività di Riccardo De Paolis, insegnante certificato di yoga e Mindfulness MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) che, dopo essersi laureato in Ingegneria elettronica e aver lavorato per otto anni per una major internazionale, ha scoperto la sua vera strada, rivoluzionando la sua vita.

Dopo aver vissuto e lavorato nel Regno Unito, in Australia e in Svizzera, oggi insegna presso diversi yoga studio di Roma, centri fitness, aziende e privati, organizzando periodicamente ritiri internazionali e workshops, ha creato un’azienda e un proprio sito dove scrive approfonditi articoli sugli aspetti della pratica e propone lezioni quotidiane di yoga in diretta, da frequentare online.

Il suo speciale talento è quello di mettere al servizio degli altri le sue esperienze di vita, creando un percorso di vita totalmente diverso e nuovo, davvero in linea con le sue vere passioni. Il risultato è che riesce a trasmettere a tutti la gioia e l’amore per quello che fa, contagiando con la sua positività i praticanti che lo seguono da anni. Abbiamo parlato con lui delle sue scelte di vita, per capire meglio quale genere di benessere puo’ offrire alle persone le discipline che insegna.


Riccardo quando e perché ti sei appassionato a queste pratiche, tanto da decidere di cambiare completamente vita e insegnarle a tua volta?


Io pratico yoga da 14 anni e mi sono avvicinato a questa disciplina in seguito a una mia delusione d’amore. Ogni situazione di crisi può essere considerata anche una grande opportunità di crescita personale, e così è stato per me. In questa situazione di dolore ho scoperto la possibilità di accedere a una disciplina che trasforma radicalmente il modo di percepire il quotidiano. Ho percepito immediatamente questo effetto sin dalla mia prima lezione di yoga, poi ho continuato a esplorare. Non mi sono accontentato del semplice rilassamento, ma ho cominciato a chiedermi cosa fosse celato dietro ogni muscolo, dietro ogni pensiero, e quindi negli anni ho affrontato anche altre sfide e quella più
importante ha avuto come effetto quella di condurmi in Australia. Il percorso non è stato diretto, ma sono approdato là dopo prove, tentativi, esplorazioni e viaggi sia interiori che fisici.

Il mio background è da ingegnere, mi sono laureato in ingegneria elettronica nel 2008 a Roma e ho lavorato anche per una grande corporation americana, per molti anni come pre vendita e come consulente. Ho fatto una grande esperienza in quel settore, e mi ricordo che fui assunto proprio durante la scrittura della mia seconda tesi di laurea sulla realtà virtuale, lavoro che mi ha aperto al mondo olistico e anche verso lo yoga. In questo periodo mi sono avvicinato a questa realtà come praticante, con grandissima curiosità. A un certo punto c’è stata una scissione, non mi sono più sentito allineato con il codice etico e alcuni aspetti relazionali che si verificavano nell’azienda. Anche se devo ammettere che conservo anche dei bellissimi ricordi, bagaglio del quale sarò sempre grato e che mi porto sempre bene dietro. Tutti questi fattori mi hanno poi spinto ad un cambiamento radicale e mi hanno consentito anche di trasferirmi in Australia.
Ho conseguito un diploma in massoterapia a Sidney e durante il corso ho avuto la possibilità di lavorare in molti centri di massaggi per diversi chiropratici. In Australia le persone tengono molto alla cura per il corpo, quindi lavoravo tantissimo. Sentivo però che mi mancava ancora qualcosa e facevo tutti i giorni yoga. A un certo punto è scattata la ‘scintilla’ e ho deciso di frequentare il corso di insegnanti presso il Bayron Yoga Center, a Bayron Bay in Australia. Lì ho frequentato un corso molto intenso di 400 ore, durato un anno, studiavo praticamente tutti i giorni le asana (le posizioni yoga), il pranayama (il respiro yoga), filosofia, anatomia, oltre a lavorare per un centro massaggi di Bayron Bay. Devo dire che è stato uno dei periodi più belli della mia vita, ma non nascondo neanche le grandi difficoltà che ci sono state, soprattutto all’inizio, in un nuovo continente distante dalla famiglia e dagli amici, ma questo fa parte anche del percorso di trasformazione: affrontare le proprie paure e crescere.

Riccardo De Paolis


Hai fatto un’esperienza di grande trasformazione, è evidente che tu abbia tratto grandi benefici da questa disciplina. Insieme allo yoga, ti sei dedicato anche alla mindfulness, che oggi insegni, ce ne parli?


Quando sono tornato in Italia ho conseguito un master in Neuroscienze presso la Facoltà di psicologia dell’Università La Sapienza di Roma. Ho studiato mindfulness, per l’insegnamento del protocollo MBSR, Mindfulness Based Stress Reduction. È una pratica che deriva da tradizioni molto antiche, spirituali nell’ambito del buddismo Theravada con elementi anche di yoga. Mindfulness significa consapevolezza. Ora se ne parla moltissimo ed è un bene perché può in effetti aiutare molto nel quotidiano.

Io lavoro spesso anche nelle aziende, proponendo un protocollo di riduzione dello stress che è stato creato da Jon Kabat-Zinn negli anni ’70. Il protocollo MBSR era stato creato soprattutto in ambito ospedaliero, per pazienti oncologici, persone con un livello molto alto di stress che ovviamente dovevano
affrontare anche dei dolori cronici. I risultati di questi protocolli furono molto incoraggianti e gli americani, che sono molto ‘pragmatici’, lo hanno utilizzato anche in altri ambiti, come quello aziendale, perché migliora le performance, riduce i giorni di malattia, la gente è meno stressata e produce di più.

Il grande tema della mindfulness è come la si usa, in quale contesto la si usa e quali sono le basi sulle quali si utilizza. È chiaro che questo tipo di meditazione viene utilizzata anche in contesti meno etici, quale può essere quello militare, e chiaramente in quel caso c’è una distonia, perché comunque quello che viene fatto lì è creare militari molto più consapevoli nel portare avanti un’eventuale operazione militare.


In effetti c’è un problema etico importante in questo caso, e anche rispetto all’utilizzo della mindfulness per incrementare la produzione: mi suona male, tu che ne pensi?


Assolutamente sì, però va anche detto che le persone che lavorano in azienda sono esseri umani e che il sistema in cui noi viviamo è questo. È un po’ un dilemma che mi pongo sempre davanti. Da una parte sono d’accordo con te, dall’altra però bisogna pur partire da qualche parte, al termine di un percorso di MBSR si apre uno spazio di trasformazione che può guidare la persona ad avvicinarsi ad uno stile di vita e una percezione della realtà un po’ differente. Una cosa non esclude l’altra, anche se all’inizio può sembrare una contrapposizione. Però siamo immersi in questo tipo di contraddizioni: il nostro i-phone è creato dalle persone che scavano in Africa per prendere il cobalto nelle miniere, però lo utilizziamo lo stesso. Tutto sta nel come usare lo strumento che abbiamo a disposizione, quello che io faccio è di provare a rimanere il più etico e allineato possibile. Cerco di dare qualche piccola visione in più a chi lavora in azienda, qualche possibilità in più di esplorare la compassione, di aprirsi con gentilezza anche verso i propri colleghi, cercare di trasformare la propria giornata, ma questo vale anche sia per la mindfulness che per lo yoga.

Pratica yoga al tramonto

Lo yoga in molte palestre viene proposto come una pratica di stretching, oppure di fitness. Cosa pensi di questo approccio?

Qualcuno potrebbe avere da ridire che insegno anche nelle palestre, Certo, ho l’esigenza di sopravvivere e sono felice di insegnare anche nelle palestre, perché da lì, pur non essendo un ambiente ‘spirituale’ per così dire, possono nascere degli interessi e le persone possono volontariamente decidere di approfondire il tema dello yoga. Di fatto non sono un ‘puritano’ da questo punto di vista, ma preferisco invece cercare di trovare un equilibrio nelle cose. Chi vuole si può fermare al rilassamento, altre persone, come ho fatto io, cominceranno a chiedersi: “Forse c’è altro da esplorare”? È come seminare qualcosa. Tu lo fai e chi vuole cogliere lo stimolo e fiorire ha tutto il tempo e il modo di farlo, però se non conosce questa pratica mai potrà iniziare. Ognuno ricaverà da questa esperienza il meglio per se stesso, in ogni caso.
Certo questo lo vedo anche nei miei gruppi di pratica, ognuno coglie quello che riesce in quel momento. Poi magari ripetendo la posizione, facendo un nuovo flow, scopre qualcosa di diverso. Con nuove tecniche di respirazione, con le pratiche di consapevolezza percepisce ogni giorno qualcosa di differente. Questo perché il contenuto della pratica siamo noi. La pratica di yoga, come quella di mindfulness, offre un framework, una struttura, questa dopo la riempiamo con la nostra vita, il nostro quotidiano, le nostre relazioni sociali. Non si tratta d fare il guru, né tanto meno di salire in cattedra, ma di stare tutti assieme e cercare di condividere le nostre esperienze rispettando le diversità e i propri tempi.


Secondo te yoga e mindfulness possono essere considerati anche un metodo di guarigione di corpo, mente e anima?


L’aspetto della guarigione è importante. Dal punto di vista degli standard internazionali io faccio parte dello Yoga Alliance, dove non è consentito definire lo yoga come una pratica terapeutica, sebbene sappiamo abbia delle capacità di creare e favorire uno stato di benessere generale. Questo perché culturalmente, a torto o a ragione, in un contesto occidentale definire terapeutica una pratica che non ha una relazione diretta di causa ed effetto dimostrabile, può portare a conseguenze legali. Sappiamo che fa bene e ci sono molte evidenze scientifiche sul fatto che la pratica dello yoga e le pratiche di respirazione permettono, per esempio, di ridurre il livello di glicemia, di regolare il flusso sanguigno, di entrare in uno stato parasimpatico, e di conseguenza di ridurre lo stress ossidativo. Quello che manca è
però una relazione diretta, cioè non vi è una dimostrazione ‘matematica’, per cui se io faccio un’ora di yoga automaticamente mi passa il dolore al collo o mi passa l’alta pressione. Abbiamo un effetto, ma non è quantificabile.
Questo perché noi ragioniamo in termini occidentali e siamo abituati a pensare in numeri, però dobbiamo anche accettare il linguaggio. Nel contesto occidentale non è consentito, e io sono d’accordo con questo, presentare entrambe le pratiche come forma di guarigione, perché per guarire ci sono la medicina e altre pratiche. Quello che può fare è però coadiuvare un percorso personale. Un altro aspetto che io sottolineo sempre è quello di ‘mollare la presa’, nel senso che non creiamo attorno a queste pratiche delle aspettative, invece più le lasciamo andare, maggiori saranno le possibilità di aprirsi a qualcosa di diverso.
Ognuno ha la propria situazione personale, c’è questa spinta che porta, in caso di difficoltà, ad avvicinarsi allo yoga e alla mindfulness, però cerchiamo di mettere i giusti tasselli. Poi ovviamente ci sono anche gli effetti benefici. Sia la mindfulness, sia lo yoga, aiutano a una ristrutturazione delle relazioni sociali, a una migliore gestione delle emozioni.

Di fatto questa può essere definita una forma di ‘pacificazione’, portiamo pace nelle relazioni sociali, nel corpo che abbiamo. Pensiamo a quante persone non si accettano con il corpo che hanno e la pratica dello yoga ci aiuta anche ad aprirci con gentilezza verso quello che siamo, senza doverci modificare. Senza doverci fustigare per fare posizioni estreme. Questo portare pace, una piccola goccia di serenità aiuta anche a ridurre lo stress quotidiano e ha una serie di effetti benefici a cascata.

Riccardo De Paols con una sua allieva

Da diversi anni governanti e media spingono molto sulle paure legate a pandemie e guerre. Sono in aumento insonnia, ansia e depressione. Quanto può essere utile in questo momento praticare yoga e meditazione?

Più si pratica, più abbiamo possibilità di fronteggiare lo stress quotidiano. La pratica è concentrica, quando ci avviciniamo allo yoga la prima cosa che cerchiamo è il rilassamento e poi l’allungamento e lo stretching, perché ho visto qualche bella immagine online di qualcuno che fa posizioni magnifiche, e voglio farlo anche io. Va bene, non lo giudico, è giusto che sia così ed è giusto che chi è molto stressato vada a cercare di calmare lo stress e di ridurlo, poi piano piano però affiniamo questa percezione e possiamo aprirci non solo all’aspetto fisico ma anche al respiro. E il respiro gioca un ruolo importantissimo, sul diaframma, sui muscoli intercostali. Le pratiche di pranayama ci aiutano moltissimo a portare la nostra attenzione su qualcosa di molto più sottile, molto più leggero, eterico ma anche sempre presente. Questo è molto importante, sia nel caso della mindfulness, sia della pratica. Anche se poi nello yoga il respiro viene controllato e utilizzato in maniera differente, in entrambe i casi c’è un’apertura a questo elemento che magari non è conosciuto. Poi, piano piano, si entra in un aspetto più introspettivo. Pensa anche allo yoga nidra, a quali effetti benefici ha.


Pensavo proprio allo yoga nidra, che si pratica stando sdraiati e fermi, guidati dalla voce dell’insegnante. Come agisce?


Yoga Nidra è qualcosa di unico secondo me. Se siamo disposti a superare la nostra resistenza iniziale, perché la pratica si fa alla sera, e capisco che uno magari voglia vedere un film o fare altro. Questo tuttavia è un vecchio tema, che riguarda anche la pratica dello yoga e altre pratiche. L’idea è mettersi lì e fare la pratica, perché non c’è una pillola magica. Nel caso di yoga nidra la pratica è talmente profonda che 45 minuti di svolgimento corrispondono a diverse ore di sonno profondo. Ed è un sonno ristorativo. Naturalmente non è concepito per dormire, ma è una pratica spirituale. Ma presentata come tale non avrebbe senso, perché comunque non sono un guru e non è il nostro contesto in questo momento. Io sono una guida sino a metà montagna, poi dalla metà della montagna se uno vuole si incammina, sceglie un maestro spirituale e fa una pratica spirituale per la propria illuminazione. Qui non stiamo parlando di quello, ma di una pratica che come primo step induce un profondo rilassamento e l’immagine molto bella che viene data dello yoga nidra è quella di una foglia sospesa sul filo della superficie dell’acqua. C’è una parte bassa della foglia che è bagnata dall’acqua e una parte superiore che è a contatto con l’aria. Si sta in quello stato a metà tra sonno profondo e veglia, in questo stato alternato, con una meditazione guidata che ci aiuta moltissimo a entrare maggiormente in uno stato di profondo rilassamento. In più ci sono anche altre cose che la differenziano da pratiche simili, per esempio si lavora con il sankalpa, che è un’ intenzione positiva che deve essere inserita nella pratica in una certa maniera, scelta dallo studente. Una scelta molto personale che aiuta a rinforzare questa idea positiva che si vuole sviluppare, per esempio di benessere, di gioia, di gratitudine, qualcosa di elevato.


Praticando con regolarità yoga nidra possiamo quindi guarire l’insonnia e buttare via i sonniferi?


Assolutamente sì! A meno che non siano prescritti per ragioni specifiche, consiglio di non utilizzare questi prodotti e al loro posto provare questa pratica che è assolutamente naturale e alla portata di tutti.

Un momento della pratica di yoga nidra

Oggi, come conseguenza di questo mondo che sta cambiando, ognuno di noi si trova ad affrontare trasformazioni, nel lavoro, ma anche nella vita privata. Tu che hai già affrontato cambiamenti di vita importanti, che consiglio puoi dare a chi ha paura di questi passaggi?


Ognuno è un universo. Il piccolo consiglio che posso dare, indipendentemente dalla propria età è di seguire le proprie passioni. Ci sono persone che ci leggono che magari hanno famiglia, bambini, quindi non è pensabile di proporre loro di mollare tutto e partire. Quello che possono fare è magari scoprire la passione di leggere un libro, andare in un museo, oppure di fare teatro appena si potrà fare, per esempio. Di cominciare insomma a fare qualcosa di differente, trovare una passione che è sotto traccia, nascosta, ma che non si ha mai avuto coraggio di vivere. Lo yoga aiuta in questo, permette di tirare fuori la forza, l’allineamento, il coraggio, la sicurezza, la fiducia in se stessi, ma anche la gioia di provare qualcosa di diverso. Questo aiuta poi ad alimentare il lavoro che facciamo nel quotidiano. Non bisogna pensare al nostro lavoro come a qualcosa che assorba totalmente le nostre energie, perché diventa qualcosa di
tossico, ma occorre cercare di combinarlo con qualcosa, una grande passione. E ovviamente rinforzare la base di consapevolezza, perché senza questa la definizione degli obiettivi non può essere posta.
Sento spesso parlare di questi corsi di ‘definizione degli obiettivi’. Sono molto belli, seguono schemi americani molto efficaci, peccato poi che le persone, quando raggiungono l’obbiettivo, si scoprono infelici o comunque con divorzi alle spalle o disastri familiari. Questo accade perché per soddisfare totalmente il proprio ego, la propria smania, non si rendono conto che rinunciano a un panorama attorno a loro composto da amici, parenti e conoscenti, e questo è un peccato. Bisogna sempre trovare un equilibrio tra l’esigenza lavorativa e la famiglia, i propri affetti e quant’altro. Lo yoga in questo aiuta, perché facilita la resilienza, cioè la capacità di adattamento, e oggi ce ne è tanto bisogno. Chiaro che il contesto sociale si trasforma: quello che possiamo fare è essere vigili, aperti e ascoltare in che modo la società si sta trasformando. Bisogna darsi da fare per non soccombere agli eventi, ma per cercare di esprimere il meglio di se stessi in un contesto che cambia. Questa è una cosa che accomuna tutti noi in questo momento, occorre tranquillizzarsi, stabilizzare la pratica, trovare un equilibrio per perseguire le proprie passioni con gioia e amore. Fondamentalmente si tratta di questo.

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