Fermate il 5G. Sono davvero in tanti a chiedere che sia sospesa la sperimentazione in atto in Italia della nuova tecnologia di rete mobile. Lo sollecitano a gran voce associazioni e comitati per la difesa della salute e dell’ambiente, medici, scienziati, cittadini. Sui social si moltiplicano i gruppi che sostengono un ‘no’ deciso alla installazione delle antenne.

Sono troppi i dubbi e i possibili rischi per la salute che avvolgono la quinta generazione di questa tecnologia. Una rete che permetterà una velocità di connessione wifi 10 volte più elevata rispetto al 4G, ma che per realizzare questo si avvarrà di un impianto di estrema potenza e capillarità.

Basti pensare che una delle sue più importanti applicazioni non sarà in campo civile, ma militare. Se ne avvantaggeranno in particolare i servizi e segreti e le forze speciali, poiché, tra le altre cose, rende possibili sistemi di controllo e di intervento a distanza molto più efficaci di quelli attuali.

Aumentano ogni giorno i Comuni che dicono no alla sperimentazione e chiedono garanzie per la salute

L’elenco dei comuni e dei sindaci aderenti alla moratoria per il 5G si arricchisce di giorno in giorno. Mentre scriviamo sono 600 i comuni d’Italia che hanno detto ufficialmente stop al 5G e 377 i sindaci hanno emanato ordinanze di stop al 5G, e tre regioni, la Campania, le Marche e la Toscana, hanno approvato mozioni per la precauzione.

Le ordinanze da loro emanate vietano l’utilizzo, la sperimentazione, l’installazione e la diffusione della tecnologia nel territorio comunale. Viene così rispettato il principio precauzionale sancito dall’Unione Europea, in attesa del monitoraggio da parte degli enti preposti (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, dipartimenti di prevenzione).

Si chiede l’emanazione di linee guida da parte degli organismi di tutela della salute e dell’ambiente, basati su dati scientifici aggiornati. E si attende la nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dalla IARC, l’International Agency for search on cancer, nella quale i campi elettromagnetici a radiofrequenza (CRF) risultavano già “possibilmente cancerogeni” per gli esseri umani.

I sindaci chiedono prove certe che non ci siano rischi per la salute dovuti all’uso di queste frequenze inesplorate. Sino ad oggi, al contrario, le evidenze sugli effetti nocivi dei campi elettromagnetici sono molte E questo pericolo potrebbe aumentare oggi, in vista di un aumento esponenziale dell’elettrosmog.

Il principio di precauzione al quale ci si appella, nasce come atto conclusivo della Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo nella Dichiarazione di Rio del 1992 ed è stato adottato dall’UE nel 2000.

Il principio stabilisce l’obbligo, da parte degli Stati, ”di non intraprendere una determinata attività o di adottare delle misure tecniche e giuridiche volte a controllarne gli effetti sull’ambiente” in caso di “rischio di danno grave o irreversibile”.

La normativa comunitaria stabilisce che “il fatto di invocare o no il principio di precauzione è una decisione esercitata in condizioni in cui le informazioni scientifiche sono insufficienti, non conclusive o incerte e vi sono indicazioni che i possibili effetti sull’ambiente e sulla salute degli esseri umani, degli animali e delle piante possono essere potenzialmente pericolosi e incompatibili con il livello di protezione prescelto”. In base a questo principio ci sono moratorie in atto in stati come Australia, Nuova Zelanda, Germania, Papua Nuova Guinea, Giappone, USA.

Il governo italiano ha fatto partire la sperimentazione da marzo 2017, e ha scelto di essere ‘gruppo di testa’ in Europa, mettendo a disposizione per le frequenze ben cinque città, tra le quali Milano.

Numerosi studi scientifici hanno già dimostrato i rischi per la salute delle radiazione elettromagnetiche

La documentazione scientifica prodotta sinora sulla nocività per la salute delle radiazioni elettromagnetiche è vasta e gli interventi di studiosi, medici, esperti sul tema sono innumerevoli. Già nel 1995 Henry Lai, professore emerito e bioingegnere all’università di Washington, aveva realizzato uno studio sugli effetti negativi delle radiazioni a basso livello sul DNA. Per la sua pubblicazione aveva dovuto affrontare attacchi su vasta scala, che tentavano di screditare il suo lavoro. Gli interessi in campo e i conflitti di interesse erano, e sono oggi, molto forti. Su 326 studi scientifici pubblicati sugli effetti delle radiazioni dei cellulari, tra il 1990 e il 2006, Lai aveva scoperto che il 73% degli studi indipendenti avevano trovato degli effetti, mentre il 27% degli studi finanziati dall’industria non li aveva trovati.

Nel mondo e in Europa l’allarme per i possibili rischi legati allo sviluppo del 5G è stato lanciato da tempo. Già dal 2015 oltre 230 scienziati provenienti da più di 40 paesi hanno espresso le loro “serie preoccupazioni” per quanto riguarda l’onnipresente e crescente esposizione alle radiazioni elettromagnetiche generata da dispositivi elettrici e wireless già prima dell’ulteriore diffusione del 5G. E dal 2017 più di 180 scienziati e medici indipendenti provenienti da 37 paesi, hanno chiesto all’Unione Europea una moratoria per l’introduzione della quinta generazione.

Anche lo Scientific Committee on Health and Environmental Risks, organo consultivo della comunità europea ha identificato il 5G tra i 14 massimi fattori di rischio emergenti per la salute e per l’ambiente.

Articoli ‘peer review’, cioè selezionati dalla comunità scientifica internazionale, che attestano rapporti tra malattie e radiofrequenze, sono inoltre consultabili online sui siti di Bioiniziative.org e Icems.eu.

La denuncia all’ONU dei medici canadesi: “5G trattamento crudele, disumano e degradante

In una dichiarazione presentata dalla Planetary Association for Clean Energy al consiglio dei diritti umani dell’ONU, si avverte che con l’avvento del 5G tutti saremo “indiscriminatamente irradiati a dosi sempre più elevate”. L’associazione di medici e ricercatori canadesi ricorda infatti che per distribuire il 5G “non solo sarà aumentata la densità delle antenne, con un numero di 5 in media”, ma gli attuali limiti di sicurezza Icnirp (la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Non Ionizzanti riconosciuta dall’Oms) “dovranno essere aumentati del 30-40 per cento per rendere tecnologicamente fattibile il suo dispiegamento”.

È prevista l’installazione di antenne sui lampioni della luce, nei tombini dei marciapiedi, sui balconi dei palazzi e persino dentro le case.

Ma poiché questo non sarà ancora sufficiente a garantire una copertura totale, per il 5G sarà necessaria ”la presenza di migliaia di satelliti a bassa orbita terrestre per trasmettere il segnale dall’alto”. Insomma saremo ‘bombardati’ di onde millimetriche da ogni parte, senza nessuna possibilità di scampo.

Di fatto queste nuove reti funzioneranno in contemporanea con le tecnologie precedenti di comunicazione wi-fi, ma a differenza di queste, faranno pulsare dalle antenne onde millimetriche a livelli di radiofrequenza da decine a centinaia di volte maggiori rispetto a quelle esistenti oggi. “L’idea che il corpo umano possa tollerare la radiazione del 5G si basa sul presupposto errato che l’assorbimento superficiale da parte della pelle sia innocuo – sottolineano i medici canadesi –Quando un normale campo elettromagnetico entra nel corpo, fa muovere le cariche elettriche e fa fluire delle correnti, ma quando entrano nel corpo degli impulsi elettromagnetici estremamente brevi, le stesse cariche in movimento diventano piccole antenne che re-irradiano il campo elettromagnetico e lo mandano più in profondità nel corpo”.

I rischi sarebbero molto alti in particolare per gli occhi e la pelle, così come per i bambini molto piccoli. Oltre a malattie causate dagli effetti della radiofrequenza, come tumori al cervello, alla tiroide, danni neurologici, diabete, malattie cardiovascolari, infertilità, acufeni e molte altre, i medici ricordano che “studi pubblicati di recente su riviste scientifiche prevedono che il 5G possa causare delle ustioni cutanee da bruciatura nell’uomo e un assorbimento risonante da parte degli insetti che accumulano molte più radiazioni a lunghezza d’onda millimetriche rispetto a quanto avvenga con le lunghezze d’onda attualmente in uso”. L’organizzazione, supportando con ampia documentazione scientifica le sue argomentazioni, denuncia questa tecnologia alle Nazioni Unite come “trattamento crudele, disumano e degradante”.

I medici e gli scienziati italiani impegnati nella difesa dell’ambiente: “Siamo sottoposti a una sperimentazione biologica di massa

Tra le realtà scientifiche italiane che si stanno occupando della nuova tecnologia e dei suoi potenziali rischi per la salute umana c’è l’Isde, l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente, che dal 2017 chiede la moratoria sulle sperimentazioni 5G su tutto il territorio nazionale.

Mentre si moltiplicano le evidenze, le denuncie e le richieste di moratoria da scienziati di tutto il mondo, “chi è responsabile della tutela della salute pubblica del nostro paese al contrario– spiega Agostino di Ciaula, medico e presidente del comitato scientifico – ritiene giusto non dare peso a tutto questo e giustificabile sottoporre l’intera popolazione ad una sorta di sperimentazione biologica di massa, senza alcuna protezione, ponendosi come obiettivo quello di raggiungere un milione di dispositivi connessi con il 5G per ogni chilometro quadrato”.

Secondo i medici ambientalisti italiani, i rischi per la salute di questa sperimentazione sono numerosi: “Si stanno affacciando sulla letteratura internazionale specifiche evidenze sul 5G che mostrano che nonostante la bassa capacità di penetrazione di queste onde – sostiene Di Ciaula – le frequenze utilizzate possono interferire con l’espressione genica, stimolare la proliferazione cellulare, alterare le proprietà di membrana e sisitema neuromuscolari, indurre stress ossidativo, tutte cose molto preoccupanti dal punto di vista biologico, che dimostrano come l’esposizione al 5G certamente non ha effetti inesistenti, come molti si affannano a sostenere, chiedendo addrittura un innalzamento dei limiti di legge”.

Lo studio italiano sulle radiofrequenze dimostra un aumento di tumori come il neurinoma del nervo acustico

In italia il team di ricerca dell’Itituto Ramazzini ha condotto il più importante studio scientifico realizzato su radiazioni e radiofrequenza, pubblicato sulla rivista Environmental Research edita da Elsevier. Nella ricerca sono state studiate esposizioni alle radiofrequenze mille volte inferiori a quelle utilizzate nello studio sui telefoni cellulari effettuato dal National Toxicologic Program (USA), ma sono stati riscontrati gli stessi tipi di tumore. Si tratta di schwannomi, tumori delle cellule di rivestimento dei nervi, come il neurinoma del nervo acustico, gliomi maligni e tumori rari delle cellule del cuore.

“L’intensità delle emissioni utilizzate per lo studio è dell’ordine di grandezza di quella delle esposizioni ambientali più comuni in Italia– ha spiegato Fiorella Belpoggi, direttrice Area di Ricerca dell’Istituto Ramazzini – È molto importante sottolineare il fatto che studi epidemiologici, cioè sulla popolazione, hanno trovato lo stesso tipo di tumori delle cellule Schwann, nei forti utilizzatori di telefoni cellulari”. La scienziata ha quindi aggiunto: “Sebbene l’evidenza sia quella di un agente cancerogeno di bassa potenza il numero di esposti è di miliardi di persone, quindi si tratta di un enorme problema di salute pubblica, dato che molte migliaia potrebbero essere le persone suscettibili ai danni biologici da radiofrequenze”.

Emerge in maniera chiara l’urgenza di effettuare studi scientifici mirati sugli effetti sulla salute di questa specifica tecnologia, garantendo trasparenza e indipendenza ai ricercatori. Si deve trattare di ricerche libere, svolte senza subire le pressioni chi ha interesse a diffondere nell’immediato l’applicazione di questa tecnologia. Occorre intanto fermare le istallazioni degli impianti e capire bene.

“Sono certamente necessari altri studi per approfondire l’argomento, nessuno lo nega– conclude Di Ciaula dell’Isde – Ma ignorare le evidenze disponibili non è eticamente accettabile. Significherebbe accettare l’idea che i rischi possibili possono essere verificati soltanto dopo che diventeranno danni misurabili. In altri termini, invece che prevenire malattie, ci riserviamo la possibilità di contarle dopo averle deliberatamente provocate.Tutto questo significa ancora una volta ignorare gli insegnamenti che vengono dalla storia dell’amianto, dalla storia del benzene, del piombo, del tabacco e di numerosi altri inquinanti”.

Il giallo degli alberi tagliati durante la quarantena nelle città: ostacoli per il 5G?

Infine, tema non ultimo per importanza, un altro aspetto controverso è che la progressiva installazione delle antenne 5G può richiedere l’abbattimento di numerosi alberi in diverse città e comuni italiani. E molti, in questi giorni di lockdown, hanno avuto questo dubbio vedendo molte foto di alberi tagliati sui social. Normale manutenzione o altro? Nel rapporto sulla Pianificazione “5G Planning – Geospatial considerations” redatto dal Ministero britannico per la cultura e l’innovazione digitale, vengono forniti consigli per far circolare meglio le onde.

Gli alberi ad alto fusto, superiori ai 5 metri, avrebbero un impatto negativo sulla propagazione dei segnali e quelli più alti di 3 metri dovrebbero “influenzare la propagazione” della linea, anche per via del fogliame. La “strada alberata” è citata specificatamente tra le caratteristiche urbanistiche che possono bloccare il segnale. Anche questo costituirebbe un grave danno per l’ambiente e per la nostra salute, soprattutto in aree cittadine dove l’inquinamento è molto alto.

In definitiva occorrono garanzie e risposte che non sono ancora arrivate. I cittadini hanno il diritto di sapere, di essere informati su tutto e di poter scegliere, di non essere sottoposti a sperimentazioni senza il loro esplicito consenso. Non dobbiamo trovarci di fronte al fatto compiuto di una vita impossibile da sostenere, circondati da antenne che rappresentano un pericolo per la nostra sopravvivenza e per il nostro benessere, sistemate proprio sopra il nostro tetto, di nascosto e a totale insaputa. Questo non deve, e non può accadere.

Un pensiero su “Salute e 5G: troppi dubbi e rischi”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *