Oggi dalle neuroscienze arriva finalmente una possibilità concreta per curare la sensibilità chimica multipla. Questa sindrome, insidiosa e molto invalidante, si manifesta quando le persone predisposte sono esposte ripetutamente ad agenti patogeni ambientali, anche a dosi infinitesimali. Colpisce il 10 per cento della popolazione, l’80 per cento sono donne, nei paesi altamente industrializzati.

Sinora non esistevano terapie utili a controllare e fermare i sintomi, progressivamente sempre più numerosi ed estesi, di questa patologia, correlata ad altre malattie come la fibromialgia, la stanchezza cronica, l’elettrosensibilità.

Una strada per guarire è invece offerta oggi dai nuovi programmi combinati studiati per facilitare la ‘rieducazione’ neuronale delle cellule cerebrali. Per raggiungere questo obiettivo si utilizzano tecniche orientate a stimolare e a direzionare la naturale neuroplasticità, la capacità del cervello di modificare la propria struttura nel tempo in risposta all’esperienza, lavorando sul riequilibrio del sistema nervoso centrale. Attraverso esercizi specifici e costanti si va sostanzialmente ad agire per modificare il meccanismo che si genera in maniera automatica all’apparire del disturbo e del dolore, quel processo di memorizzazione neuronale (definito Long Term Potentiation e Long Term Depression) e di formazione della memoria inconscia, che caratterizza ognuno di noi.

Maura Cavalcanti

L’esperienza di chi ha ritrovato la salute

Una splendida testimonianza della efficacia di questi programmi è offerta da Maura Cavalcanti, una giovane donna con problemi di MCS che, dopo lunghi anni di malattia, è uscita da un incubo e ha ripreso finalmente a vivere. È diventata una grande esperta dell’argomento e attraverso il suo blog Brainfriends.it e i suoi gruppi social informa e aiuta le altre persone a guarire. “Molti mi chiamano per sapere come ho fatto a raggiungere, dopo 16 anni di dolore cronico, uno stato di benessere duraturo – spiega Maura nel suo blog – Quando rispondo che ho utilizzato tecniche orientate a stimolare e direzionare la neuroplasticità, restano il più delle volte perplessi e insoddisfatti. Ho infatti sfruttato l’opportunità neuroplastica, lavorando sul riequilibrio del sistema nervoso centrale attraverso la rieducazione neuronale, il controllo della risposta limbica del circuito della “paura”, processi cognitivi di gestione dello stress, ed esercizi che coinvolgono mente e corpo. Non c’è stata una cura segreta, una pillola miracolosa, una pozione magica o un rito vudù, ma nemmeno effetti collaterali. Si è trattato di un lungo percorso che ha richiesto pazienza e dedizione e che ho potuto fare da sola.”

Il meccanismo su cui occorre andare ad agire con gli esercizi è chiaro: “Quando si prova un dolore che si è cronicizzato, o si è ipersensibili a sostanze chimiche, rumori, odori, luci, temperatura, che diventano elementi scatenanti il malessere, il cervello concentra tutta la sua attenzione verso lo stimolo negativo, facendoci sentire come ostaggi nelle sue mani”.

Le memorie errate creano percezioni amplificate

I neuroscienziati hanno visto che quando la paura e l’ansia associate al dolore si manifestano, si sommano al dolore stesso a livello delle sinapsi (la connessione funzionale tra due cellule nervose o fra una cellula nervosa e l’organo periferico di reazione), creando una memoria ancora più forte e persistente. In sostanza ansia e paura comunicano al cervello che quel messaggio deve essere importante e che deve ricordarlo. Questo crea una iper attivazione della risposta di protezione, e forma una riorganizzazione della rete neuronale e del percorso sensoriale, alterando l’elaborazione nel sistema nervoso centrale.

Quindi, di fatto, la caratteristica di queste sindromi sarebbe una errata trasmissione del segnale di risposta agli stimoli ed un’errata percezione, che risulta amplificata. La risposta neurologica che viene espressa a livello fisiologico con tutta una serie di sintomi è involontaria, predefinita. Nel caso della fibromialgia si avrà una percezione alterata del dolore, nella MCS agli stimoli chimici-ambientali, nella fatica cronica allo sforzo e nell’elettrosensibilità ai campi elettromagnetici.

Questo meccanismo di iper protezione dipende da quanto è stato appreso dai circuiti neuronali e registrato nelle mappe cerebrali.

Più a lungo il nostro sistema nervoso ha imparato ad attivarsi per proteggerci, più diventa bravo a farlospiega Maura CavalcantiProprio come apprendiamo nuove abilità o abitudini, così il nostro cervello e il nostro corpo si esercitano nel fornire una risposta allo stimolo, generando una risposta fisiologica esagerata che si presenta sotto forma di dolore, estrema sensibilità all’olfatto, fatica, e altro,  creando un circolo vizioso senza fine che cambia letteralmente il funzionamento del sistema nervoso. Il tuo sistema sta cercando di proteggerti da qualcosa che non ha bisogno di protezione e la conseguenza è molto reale. Più il nostro cervello riceve segnali di pericolo, più il meccanismo di difesa e le disfunzioni dei sistemi “secondari” si attiveranno, diventando sempre più efficienti nella risposta di attivazione, ritorcendosi contro di noi”.  L’ottima notizia è che questo meccanismo si può modificare. Per poter riportare il sistema ad un normale funzionamento, bisogna imparare a trovare un equilibrio tra stimolazione e adattamento. In modo da non far scattare la risposta di protezione.

Se cambi la percezione modifichi la risposta neuronale

​Il programma prevede una serie combinata di tecniche e di esercizi che incoraggiano questo cambiamento neuroplastico. Secondo il neuroscienziato Michael Merzenich della University of California di San Francisco “il modo in cui focalizziamo la nostra attenzione, come dirigiamo intenzionalmente il flusso di energia e di informazioni attraverso i nostri circuiti neurali, può alterare direttamente l’attività del cervello e la sua struttura. Tutto ciò che pensiamo, speriamo, sentiamo e immaginiamo cambia fisicamente il nostro cervello, nel bene e nel male”. Esistono quindi protocolli combinati che comprendono visualizzazioni, PNL (tecniche di programmazione nurolinguistica), metodo cognitivo comportamentale, esposizione controllata progressiva, creazione di stati di benessere, tecniche di gestione dello stress e consapevolezza, EFT (tecniche di liberazione emozionale), affermazioni positive, auto ipnosi per accedere al subconscio e diverse strategie per poter diventare consapevoli dei segnali di allarme e sviluppare piani di azione adeguati, in modo da riuscire a mettere a bada la risposta limbica. A tutto questo vanno aggiunte consapevoli e progressive modifiche del proprio stile di vita, una dieta corretta con l’integrazione di nutrienti, minerali, attività fisica, luce naturale, sonno adeguato. Un impegno che deve essere consapevole, costante e quotidiano. Tecniche di meditazione come la mindfulness MBSR risultano estremamente utili ed efficaci, perché aiutano a distanziarsi dai propri pensieri e sentimenti, attivando la propria consapevolezza e presenza mentale, e riducendo in maniera marcata lo stress, l’ansia e la depressione. Inoltre stimolano l’attività cerebrale nell’amigdala (sistema limbico), aumentando i circuiti dell’attenzione. Altre tecniche come lo yoga Nidra e il pranayama (controllo del respiro) permettono il rilassamento, indirizzano l’energia vitale nel corpo e rendono la mente stabile.

Sessione di Yoga Nidra


Come Maura Cavalcanti racconta, il suo è stato un percorso non lineare, caratterizzato da miglioramenti e ricadute, che tuttavia le ha dato molte soddisfazioni : “Si è trasformato in un percorso di crescita personale che ha cambiato la qualità della mia vita non solo dal punto di vista fisico, ma anche psichico e spirituale. – racconta – Ho trascorso tanti anni convivendo con la sofferenza, rinunciando a progetti di vita ed in preda alla paura, non sapendo cosa mi stesse succedendo. Ero arrabbiata e disorientata per quel che mi stava accadendo e mi sentivo una vittima. Oggi, guardandomi indietro non provo più rabbia o rammarico. Non mi chiedo più: “Perché è successo proprio a me”? Penso invece che se non fosse accaduto, non sarei potuta diventare quella che sono. Ho scoperto la gratitudine e sono riconoscente per aver avuto l’opportunità di diventare una donna più forte ed anche più consapevole”.

Un pensiero su “MCS: ecco la strada per guarire”
  1. Sono anziana, infermiera professionale in pensione, da venti anni affetta da mcs, ehs, neuropatia tossica, mutazioni genetiche, allergia di tipo IV° a profumi e aromi, clorexidina, aldeide benzoica, farmaci e anestetici in.generale, riconosciuta malattia professionale. 80 anni desidero cmq poter migliorare

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