La ‘voce che cura’ è quella di Krisztina Nemeth, ungherese, professionista della lirica che scopre nel 2012 di essere una medium della voce. Da quel momento in poi la sua vita cambia e si dedica totalmente allo sviluppo di questo suo dono, lavorando con migliaia di persone per mezzo di sessioni individuali, di gruppo, seminari e Healing Tours, ritiri. È autrice dei libri “Healing Voice- Il suono guaritore del canto medianico” (Edizioni Verdechiaro, 2014) e “La donna che iniziò a cantare” (Edizioni Verdechiaro, 2019). Ha realizzato cd, tiene seminari e corsi, partecipa a congressi in tutto il mondo.

Krisztina Nemeth

Come ha scoperto di essere una medium che guarisce con la voce?

La scoperta del mio ‘dono’ è avvenuta nel 2012, ma negli anni precedenti, avevo avuto delle esperienze ‘paranormali’: iniziavo a percepire, vedere, sentire cose fuori dalla norma. Mi sono sposata a 31 anni, e ho avuto una prima gravidanza andata male, con un aborto a tre mesi. La seconda volta è successa la stessa cosa, e questo mi ha creato una seria crisi esistenziale. Per la prima volta, ho cominciato a farmi domande sul senso della mia esistenza sulla Terra. Da qua è nata una necessità di introspezione molto forte e ho iniziato un lavoro su me stessa. Ho cominciato a praticare la meditazione trascendentale di Maharishi Mahesh Yogi.  Ho svolto una serie di attività per entrare sempre di più profondamente in me e probabilmente per preparare tutto ciò che sarebbe arrivato dopo. Durante questo periodo era già nata nostra figlia, perchè poi sono rimasta incinta ed è andato tutto bene, adesso ha 13 anni. Quando lei è nata, più o meno un anno dopo, ho creato un progetto per i bambini, un cd che si intitola  “Cuore” dove ci sono delle canzoni che ho scritto e che canto insieme ai bambini. Con questo progetto andavo, assieme a un’altra ragazza che ha creato i disegni dei mandala da colorare, in giro per tutta l’Italia a fare concerti durante i festival di yoga. Mi piaceva tantissimo l’idea che i bambini e i genitori facessero qualcosa insieme. Era un’attività un po’ diversa. Dopo ho aperto il mio centro a Trieste, dove ho iniziato a fare delle serate di meditazione, visualizzazione, poi dei seminari e più crescevo, più mi rendevo conto che potevo offrire delle cose alle persone. In particolar modo insegnavo yoga.  Avevo già deciso che non volevo più cantare, e senza un motivo preciso avevo detto ‘basta’. Sapevo che con la lirica che non volevo più continuare, ho deciso di smettere di cantare e avanti con la meditazione.

Quindi cosa è successo dopo questa decisione?

Io non ricordo se è in quella settimana o il giorno esatto, ma è accaduto un episodio. Tengo la lezione di yoga che finisce sempre con Yoga Nidra, cioè un rilassamento. Durante questa sessione, una persona tra i partecipanti entra in uno stato alterato e si spaventa molto, sembra sotto l’effetto di una specie di epilessia. E io, per la prima volta nella mia vita, ho sentito a livello fisico, nella zona della nuca, qualcosa che non so spiegare. Una forza incredibile mi ha spinto davanti a lei e, non chiedermi perché, ho iniziato a cantare. Non ho cantato l’opera e le canzoni che conoscevo, non so cosa succedeva, non so cosa ho fatto. Il fatto è che lei, questa ragazza, iniziava a cantare anche lei con me, per cui tutte e due facevamo una specie di canto. Poi è passato del tempo e lei è tornata alla normalità. Da questo stato mi ha guardato e mi ha detto: “Ma cosa era quello?” Io ho detto: “Guarda, non ho la minima idea, non so cosa risponderti”. Nelle settimane precedenti, avevo avuto una specie di sogno ricorrente, nel quale ero davanti a un sacco di persone, vestita in bianco come tutti gli altri, e intonavo questa sorta di canto, senza testi, senza nulla e dicevo: “Ma che cosa bella! Cosa è questa cosa che sto facendo?”

Poi è finita là e non ci ho più pensato. Nei giorni seguenti questa ragazza, ovunque lei fosse, andava in quello stato alterato, nei momenti più impensabili, e mi chiamava al telefono chiedendomi se potevo cantare, perchè non sapeva cosa fare.

Io le ho detto che un problema ce l’aveva, ma non ero io la persona giusta per aiutarla. Forse dovevamo cercare altro. Sapevo che a Trieste c’era un’associazione di medium e di sensitivi. Le ho detto: “Magari prendiamo un appuntamento e vediamo, forse loro vedono cos’ hai”. Lei era d’accordo, ma perché ho parlato di medium e sensitivi non lo so, avrei potuto pensare a uno psicologo o a qualsiasi altra figura, invece no. Entriamo in questa associazione, ci sediamo, e a un certo punto l’interlocutrice ci guarda e si rivolge a me: “Voi siete qua per te, non per lei”.  Io le dico che non avevo queste manifestazioni. Ho pensato che forse non capiva. Mentre uscivamo ho detto a questa ragazza che avevo sentito parlare di un’altra persona di Trieste molto brava, era il caso di provare. Lei la chiama e va da sola, ho pensato che non ci fosse bisogno di me. Appena lei entra in casa, la persona le chiede: “Dov’è l’altra ragazza che doveva venire con te?”. Le mi chiama subito per riferirmelo e aggiunge: ”E non sapeva neanche che tu esistessi!”. Va bene, mi sono detta, allora vediamo, forse c’è davvero qualcosa per me, anche perché erano passate due settimane da quell’episodio e spesso mi tornava questa sensazione alla nuca, come se qualcuno mi stesse spingendo forte e io dovessi far uscire qualcosa dalla bocca.

Qualcosa che fisicamente la spingeva a cantare?

Esatto. Dovevo lasciare uscire il suono. Una sera, per esempio, non potevo farlo perché c’erano degli amici, ed ero confusa, sentivo queste sensazioni strane e quella notte stessa mi sono ammalata alla gola. Avevo delle placche enormi e non riuscivo neanche a deglutire, come se avessi dei coltelli dentro. Allora mi sono interrogata: ‘Se dico di no a questo impulso io mi ammalo, cosa è questa cosa?’. A questo punto ho contattato io questa medium e le ho chiesto se poteva venire a casa mia, speravo mi sapesse dire qualcosa in più, perché al momento non capivo cosa mi stesse succedendo. Quando lei è entrata, sentivo di nuovo questa forza. Le ho spiegato che avrei dovuto cantare, lei mi ha tranquillizzata e mi ha invitato a farlo. Io ho sentito che cominciavano a uscire suoni, melodie. Il tutto è durato dieci minuti. Quando ho finito lei mi ha guardato e mi ha detto: “Qual è il problema?” E io le rispondo che era quello il problema, che non lo sapevo gestire, dal momento che se non lo facevo mi ammalavo. Non potevo farlo di continuo e soprattutto: perché dovevo farlo? Lei mi dice: “Tu sei una medium”. “In che senso?”, rispondo. “Le entità lavorano attraverso di te e con la voce portano la guarigione”.

Libri e Cd di Krisztina Nemeth

E lei, come ha reagito a questa notizia?

Quando ho sentito questo sono rimasta senza parole, mentre lei mi parlava io già sentivo che tutto questo era vero, però sai, quando te lo senti dire ti vengono i dubbi. Anche dopo ne ho avuti tanti, e mie guide non hanno vita facile con me, perché io sono molto ‘terra a terra’. Finchè finalmente mi sono lasciata andare.  A dire il vero ho dovuto proprio imparare. Questi episodi si manifestavano, io dovevo lasciar uscire la voce, poi mentre lo facevo magari sentivo la voglia di fare una melodia. Non so perché, ma quando volevo fare quella melodia che mi veniva in mente, mi tagliavano la voce, andava via. Come volessero dirmi che non era quello che volevano che io facessi. Come se mi dicessero: “Tu hai un altro compito: un medium è un medium, non deve fare niente. Deve essere solo uno strumento e basta. Perché se tu intervieni interrompi”.

E qua inizia la sua nuova vita, cosa è successo dopo?

È iniziato tutto così, da quel momento io cantavo a tutti, gratuitamente. Chiamavo le persone, perché l’energia si accumulava e io avevo bisogno di farla fluire, se no stavo male. Rimaneva bloccata un’energia che invece aveva estremo bisogno di uscire. Bruno Groening, guaritore molto famoso, è morto con una gola enorme perchè gli hanno proibito di guarire. Quando gli hanno fatto l’autopsia l’hanno trovato tutto ustionato all’interno.

La mia storia poi si sviluppa molto velocemente, incontrando il ricercatore Daniele Gullà che ha studiato la mia voce. Poi iniziano a invitarmi a dei congressi. E due anni dopo, a un certo punto, inizio a sentire di nuovo questa forza, ma diversamente, come se volesse parlare, quindi non si trattava più di suoni, ma di parole. All’inizio chiamavo i miei amici a casa per vedere cosa accadeva, ma era un disastro, perché io volevo e non volevo. Questa forza voleva parlare, io invece dovevo ancora imparare ad avere fiducia nel fatto che, quello che c’era, era vero. Ho imparato tanto da allora, così ora questa parte del parlato è abbastanza fluida già da un po’ di tempo. Quando faccio una seduta individuale c’è una parte del suono che dura sui 25/30 minuti, poi nel resto del tempo loro parlano attraverso di me portando dei messaggi specifici alle persone. Poi le persone possono anche fare delle domande, e loro rispondono. Per questo ora Healing Voice è proprio questo, l’unione di due momenti: la parte del suono, che è la più importante e va a smuovere tutto ad un livello più inconsapevole, e poi c’è la fase ‘parlata’, nella quale loro vengono dati dei messaggi che possono essere importanti, o sono delle conferme per delle persone. Perché io non so niente di queste persone. Non faccio colloqui, non chiedo niente prima.  Anzi, se qualcuno vuole dire qualcosa io li fermo, perché non è una seduta psicologica. È una seduta medianica. Le guide sanno di cosa hai bisogno in quel momento e così deve rimanere.

Una seduta di Healing voice

Quindi non si interviene inizialmente su una domanda specifica. In genere si tratta di problemi di salute o altro?

Sono problemi di qualsiasi tipo. Anche perchè tutto ciò che riguarda la salute è comunque connesso a tutto ciò che riguarda l’emozione, la psicologia, per cui non possono essere divisi. Io non so quando ricevo per un appuntamento chi sia la persona, e quale sia il suo problema.

La persona si mette seduta di fronte a me, io sento la presenza, e anche quando lo facciamo tramite Internet funziona benissimo, perché lo spazio e il tempo non esistono. Viene fatto un piccolo rilassamento, che guido io, dopo di che entro in questo stato alterato profondo e lascio che loro possano lavorare attraverso di me.  Per il mondo spirituale quello che conta è il risultato. Cosa succede nelle persone? In che modo possono essere aiutate? Io cerco di portare questo messaggio attraverso le frequenze. Ho creato anche un webinar che si intitola ‘Vedere con gli occhi del cuore’, per far capire che tutto quello che viene fatto, anche in una seduta individuale, è bellissimo e dà una spinta che ti porta su una frequenza di cambiamento. Ma se tu non vuoi cambiare, niente succederà, per cui per forza devi muoverti tu. Gli aiuti esterni sono importanti perché danno conferme e comunque ci portano a fare dei passi nella nostra vita. Ma poi i passi li facciamo noi. Finchè la gente non capisce questo, corre da un terapeuta all’altro e si sente dire quasi sempre le stesse cose, per arrivare a cosa poi? A capire che sei tu che devi muoverti, tu devi cambiare.

L’obiettivo che le persone possono raggiungere con queste sedute qual è?

Far sì che si mettano automaticamente su una frequenza che li porta al cambiamento. Se guardi tutto in termini di frequenze, quando le vibrazioni sono lente, devi riconoscere che la consapevolezza e il lavoro su te stesso è molto lento. Perchè non vedi, non riconosci, non capisci. Le frequenze che vibrano più veloci ti danno invece più possibilità di riconoscere, di crescere, di diventare consapevole e cosciente di tantissime cose che sei. La parte più importante sono i suoni, perché sono quelli che ti portano alla guarigione, se serve anche fisica. O almeno lavorano a strati, per arrivare poi al centro. Ci sono persone che ripetono le sedute varie volte, magari ogni due, tre mesi, oppure una persona viene, fa una seduta e poi se ne va. Ma io so perfettamente che una volta non basta. Perché la persona che non torna, che non lavora su se stessa, non arriva da nessuna parte, ma questo vale con tutte le terapie. È così perché le persone dovrebbero imparare prima di tutto a credere in se stesse. Se tu credi in te stesso, automaticamente scatta un’altra tipologia di vibrazione. Quando vengono da me le persone magari piangono, stanno male per un paio di giorni, poi cominciano a stare meglio.

Krisztina Nemeth durante un congresso

Oltre a questo genere di sessioni medianiche, lei organizza anche incontri e seminari per insegnare a usare la propria voce, una forma di auto guarigione?

Ci sono due modalità che utilizzo nei miei seminari. Per poter arrivare a usare la tua voce devi liberare la voce, questo significa liberare le emozioni. Non si può parlare solo di voce o di suoni, bisogna anche guardare sempre l’intera persona. L’uso della voce viene ridotto spesso a una tecnica. Nel mio caso io cerco di evitar proprio questo: insegnare una tecnica. L’unica cosa che io prendo dall’aspetto tecnico del canto è ciò che serve per ampliare il nostro strumento vocale, per far sì che il nostro strumento possa essere sempre più libero. Se uno vuole suonare Rachmaninov sul pianoforte non basterà che metta quattro dita sulla tastiera, ma dovrà esercitarsi. Questa è l’unica parte tecnica, ma lo sottolineo sempre durante i corsi, per far capire che non si tratta di qualcosa che ci serve per usare la tecnica ma per eliminarla, lasciando che lo strumento rimanga nella sua libertà.  Dall’altra parte c’è l’ascolto interiore e il lasciare che il suono possa manifestarsi tramite te e lavorare dove ti serve. Stiamo parlando dell’auto guarigione, non del guarire altri. Devi farlo innanzitutto per guarire te stessa, quando poi sei consapevole di quello che sei e che fai, puoi iniziare a vedere che reazioni puoi avere sugli altri. Ma la responsabilità e la fiducia devono essere molto grandi, costruendo prima di tutto per te stesso.

Tantissime persone hanno problemi anche con l’uso della voce. Con vari esercizi che faccio fare, liberano la loro voce e anche le emozioni, la loro essenza, danno spazio a quello che loro sono veramente. Quindi l’uso della propria voce è davvero una terapia incredibile. Io cerco di non dividere mai percezione e suono perché la persona deve usare di continuo anche la propria sensitività, la propria percezione di se stessa, per cui amplifica sempre di più quello che è, usando poi anche la voce. Non c’è bisogno di saper cantare. Anzi, le persone che cantano fanno più fatica, perché devono dimenticare qualcosa. Bisogna demolire una struttura per trovare la tua, che è ben diverso. Per questo anche i corsi fanno un po’ fatica in Italia a diffondersi, le persone si spaventano perché pensano di dover cantare, e di non saperlo fare. Ma non si tratta di questo. Quando si canta viene fuori tutto quello che una persona è. Non si può nascondere niente. Almeno, un esperto capisce perfettamente che problema hanno le persone. Non parlo del mio dono, ma parlo della mia esperienza di cantante, c’è un’apertura totalmente diversa verso l’insegnante, uno è completamente nudo.

Ho iniziato a fare dei percorsi con la gente attraverso tantissimi seminari, nei quali io cerco di ricordare alle persone che hanno già tutte le capacità dentro di loro, e con vari esercizi possono tirarle fuori.  L’unica metodologia è quella che io ho imparato in tutta la mia vita, e spiego loro che hanno uno strumento in mano che possono usare come vogliono. Una cantante lirica ha sviluppato il proprio strumento, in questo caso la voce e il corpo, che è come una cassa armonica. Ciascuno di noi ha la propria voce e il proprio suono, ma nessuno sa come fare a usarlo. Nei miei corsi insegno proprio questo.

Seminario di gruppo

Cosa consiglia alle persone che vengono da lei, una volta finita la seduta medianica?

Io cerco di far capire alle persone che devono imparare a percepire, a sentire. Se una persona è attenta capisce, quando esce da una seduta, come sta, cosa accade, se ci sono dei segnali, quale lavoro si è avviato. Quindi il mio unico consiglio è che, quando arriverà il momento, se deve tornare lo sentirà. Ho delle persone che tornano periodicamente e in loro vedo un grande cambiamento. Fanno anche dei ritiri con me, sono venuti a fare dei viaggi importanti, perché organizzo questi viaggi in tutto il mondo.

Infatti ho visto che organizza anche degli Healing Tour, di che cosa si tratta esattamente?

Sino ad oggi ogni anno ho portato dei gruppi che erano interessati in posti belli, energetici, in diverse parti del mondo. Come li scelgo? A me viene detto di andare in luoghi dove non sono mai stata prima. Per esempio il primo grande viaggio lo abbiamo fatto in India, dopo alle isole Hawaii con i delfini liberi, poi in Tibet, Bali, Sudafrica e ce ne sono tanti altri in preparazione, se il mondo vuole.  Poi ci sono anche ritiri più brevi, come in un posto bellissimo in Austria, o anche in Toscana, alle Canarie, dipende. Sono più dei ritiri di studio e luoghi energetici.  Invece negli Healing Tour non c’è un vero e proprio insegnamento, perché il viaggio in sé gia lo è. Poi comunque tutte queste persone vengono accompagnate, perché ci sono dei momenti cruciali. Nell’ultimo viaggio che ho fatto in Sudafrica c’erano dei momenti in cui andavo in trance, e basta, perché doveva essere detto qualcosa, o era successo qualcosa. Sono viaggi tutti diversi, incredibili, in cui sono presenti le mie guide spirituali che sanno perfettamente cosa deve succedere e dove dobbiamo andare. Viene stilato un programma iniziale, ma poi viene cambiato, su indicazione delle guide.

Grazie molte a Krisztina Nemeth per essersi raccontata e averci concesso questa intervista.

Healing tour in India

Per maggiori informazioni sulle sue attività:

 www.krisztinanemeth.it

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