Esiste un metodo, ancora poco conosciuto in Italia, per liberarci da traumi e stress, in poche sedute e senza l’utilizzo di alcun tipo di farmaco. Si chiama Metodo T.R.E (Trauma Release Exercices). Abbiamo incontrato Cheda Mikic, insegnante ufficiale del Metodo Tre in Italia e in Inghilterra, naturopata e terapista cranio-sacrale per capire in che cosa consiste.

Che cosa è il Metodo Tre? Come nasce?
È un metodo che permette il rilascio di tensioni, stress e traumi. Tramite una pratica corporea, che prevede una sequenza di movimenti, avviene l’attivazione di un tremore neurogeno, neuromuscolare. Attraverso questo tremore rilasciamo una carica eccessiva di tensioni, di stress, e talvolta traumi. Il metodo è stato ideato da David Berceli, un docente che vive negli Stati Uniti, circa 25 anni fa. Noi lo abbiamo introdotto in Italia da quasi 10 anni. È ancora poco conosciuto, ma stiamo cercando di diffonderlo.
Come e che cosa cura?
Semplicemente supporta l’espressione dell’organismo umano lavorando sull’equilibrio del sistema simpatico e parasimpatico. Questo significa che lavora sull’accumulo eccessivo di tensioni muscolari, nervose, emotive, fisiologiche, ormonali. Tramite questo tremore neurogeno, e anche altri movimenti spontanei e involontari che questo metodo attiva, noi torniamo in uno stato di equilibrio e di omeostasi, nel quale il corpo entra nel sistema parasimpatico e con la sua intelligenza stabilisce un nuovo equilibrio in uno stato sano dell’organismo.
Che tipo di esercizi sono?
Sono sette esercizi ideati da David Berceli, abbastanza semplici, che cominciano dalla parte bassa del corpo, dai piedi, poi dalle gambe e coinvolgono il grande muscolo psoas. Tramite questi esercizi attiviamo una risposta neuromuscolare che provoca un tremore e un movimento involontario. In realtà abbiamo notato che questo tremore si esprime in modo naturale nel mondo dei mammiferi. È una risposta innata, e noi tramite questi esercizi stiamo stimolando questa risposta.
Perchè gli animali tremano?
Tutti i mammiferi, ma anche gli esseri umani, quando superano la soglia della capacità d stare in una situazione iniziano a tremare, e il tremore è un meccanismo che crea un riequilibrio del sistema nervoso. Perciò quando abbiamo paura, quando siamo a disagio, le nostre mani tremano, le ginocchia, le mandibole tremano. Sono tutte catene muscolari del tessuto connettivo o anche del sistema nervoso che esprimono questa risposta completamente autonoma e involontaria.
Una risposta che spesso viene repressa e giudicata negativamente dalla società, perché tremare è considerata una debolezza. Invece è il contrario?
Certo. Questa è stata una scoperta personale che ho fatto una decina di anni fa. Quando ho conosciuto questo metodo sono rimasto meravigliato per la potenza di questa risposta, perché tutta la vita avevo cercato di controllare questa reazione. Mi dicevo ‘sono un uomo forte, devo sapere tutto, devo controllare tutto’, condizionato anche io da questo giudizio che la società ha creato verso i bambini e verso gli adulti, spesso così oppressivo da inibire le risposte normali.
Invece questo metodo accoglie e assiste la nostra vulnerabilità, gli aspetti verso i quali non sappiamo come comportarci, verso i quali la nostra capacità non è adeguata in quel momento particolare.
Quindi il tremore rappresenta un modo naturale di riequilibrarsi?
Sì. Questa è una scoperta molto utile perchè asseconda uno stato innato, naturale del corpo umano, in base alle risposte che ognuno di noi può avere. Queste possono essere un po’ diverse, dipende dalla nostra genetica e storia personale, ma con rispetto, accoglienza e compassione tu puoi seguire un’espressione individuale nel momento presente. Tutto ciò che esprime una persona è accolto, rispettato.

Un aspetto molto importante è la relazione con il terapeuta. Credo che possano emergere memorie anche dolorose, emozioni forti, difficili da contenere, e penso che a questo punto debbano subentrare la professionalità e anche l’empatia, la capacità di gestire questi vissuti da parte dell’operatore, è così?
Ci sono vari aspetti nel Metodo Tre nello sviluppo di una seduta. Uno di quelli fondamentali è l’educazione della risposta naturale del corpo, che spesso vibra, pulsa, si espande, trema, con movimenti spontanei che si sviluppano e si esprimono. In questo momento per noi operatori è importante dare il ‘permesso’ alla persona, fargli arrivare il messaggio che la sua risposta è corretta, giusta. Perché nella sua vita, nella società, tante risposte sono state considerate ‘sbagliate’, non erano adeguate, non erano corrette.
Noi viviamo spesso in uno stato di ansia, di stress, di paura, di blocchi mentali, emotivi, fisiologici. Non è detto che dobbiamo subire un trauma importante. Anche se c’è un accumulo di tensioni, stress e paure quotidiane, questo può avere gli stessi effetti di uno shock gravissimo. Si verifica perché stiamo spingendo troppo oltre questa soglia del sistema nervoso, del campo energetico, del sistema immunitario, che dopo un certo livello crolla. Abbiamo così un diffondersi di malattie autoimmuni, legate allo stress, per inibizione di risposte naturali e spontanee.
Ho letto dell’utilità di questo metodo proprio per affrontare anche le malattie autoimmuni, cosa può dirci a questo proposito?
Ci sono diversi aspetti da prendere in considerazione. Per esempio l’aspetto emotivo. Il corpo fisico viene sempre visto come qualcosa di separato dalle emozioni, ma noi con il nostro metodo capiamo che in realtà non è così. Quando una persona prova una emozione particolare, come un senso di rabbia e di tristezza, il suo profilo ormonale e biochimico cambia molto rispetto a quando prova una emozione di gioia e gratitudine. Ogni espressione emotiva influisce profondamente e senza separazione sul nostro corpo fisico. Per questo l’importanza di questa ‘educazione’ è di dare il permesso a ciò che tu hai diritto di sentire. Tu hai il diritto di sentire tutto quello che provi. Io non posso negartelo. In realtà la nostra società si permette di giudicare ogni persona per come si sente, e per quello che può esprimere o no. E questo in realtà causa gravissimi problemi. Perché non capita solo una volta che qualcuno ti giudichi per come ti comporti, per quello che pensi, per i desideri che hai. Perciò cerchiamo, tramite il corpo, perchè questa è la cosa fondamentale, che fa la differenza, di integrare tutte le esperienze che possono essere traumatiche o no, ma sicuramente sono stressanti e inibiscono la nostra capacità di essere presenti nella vita, pienamente e liberamente. E ciò avviene senza elaborazione cognitiva, perché questa pone dei limiti, anche se è molto importante. Noi facciamo in modo che si trovi un equilibrio tra il lavoro corporeo e cognitivo, più completo, più importante per la risoluzione.
Le viene in mente qualche esempio, qualche caso difficile che ha affrontato e che ha avuto una risoluzione positiva?
Sono tanti i casi. Anche oggi una signora è venuta da me con un trauma piuttosto importante accaduto circa trent’anni fa. Quando era adolescente è successa una violenza nella famiglia che ha bloccato un suo sviluppo personale. Almeno lei lo percepiva così, perché dopo quell’evento si è chiusa, non si sentiva mai completamente sicura di se stessa. Questo è stato portato avanti per molti anni.
Oggi abbiamo fatto un lavoro spiegando come funziona il sistema nervoso e rideva durante la seduta. Il suo corpo era libero, era curiosa. Questo è fondamentale in questo metodo: essere curiosi come bambini. Spesso il bambino è aperto e quando questo accade c’è una pulsazione, c’è una espansione, invece quando siamo bloccati non c’è questa espansione, non c’è curiosità. Con questo metodo oggi abbiamo fatto esprimere questo aspetto. E lei rideva ed era stupita perché si aspettava un’altra cosa. Stiamo parlando di traumi: un blocco piuttosto grande che c’era si è sciolto, per esempio.
Quindi questi ’rilasci’ avvengono anche in maniera abbastanza rapida, bastano poche sedute?
Dipende dalle situazioni e dalla storia, dalle risorse personali, dalla genetica, dalla situazione presente. Vari aspetti. Io mi sono innamorato del metodo, tanti anni fa, perché dopo 7/8 anni di psicoterapia, cognitivamente sapevo, capivo la mia storia personale, i traumi che avevo vissuto, ma non riuscivo a cambiare il mio comportamento quando arrivava un confronto con un elemento scatenante.
Invece con questo metodo sono entrato in un altro livello di comprensione, di pace interiore. Ho letto tantissimi libri su questo livello cognitivo ma non sono riuscito a incarnarlo. Invece questo metodo mi ha aiutato in pochi mesi a mettere in pratica anni di psicoterapia. Questo mi ha fatto capire quanto fosse interessante. Poi c’è sempre del lavoro da fare, perché ognuno di noi sin dalla nascita, e anche prima di questa, ha subito diverse situazioni più o meno difficili, ma è un metodo che, dopo aver imparato la sequenza degli esercizi e sviluppato una capacità di contenimento, di radicamento, di autoregolazione durante la seduta, si può praticare gratis, da soli. Questa era l’idea che Berceli voleva donare al mondo. Non è necessario che ogni settimana si debba andare dal terapeuta per risolvere i propri problemi.

Quindi una volta che si è imparata la sequenza, la si puo’ riprodurre da soli a casa?
Esatto. E questo è un grande valore: noi cerchiamo di autopotenziare il cliente. Ovviamente con situazioni più difficili è sempre utile avere un affiancamento. All’inizio e finchè si arriva a un livello di comprensione, di radicamento, di capacità di integrare l’esperienza, è meglio stare con il professionista, l’operatore che può guidare.
Lei forma anche gli operatori. Quanti ce ne sono in Italia in questo momento? Che esperienza pregresse devono avere?
Sono una ventina al momento. Stiamo cercando di formare più persone. Ci sono psicologi, medici, ma anche persone che non sono di una specifica disciplina. La formazione prevede diversi gradi di apprendimento che mettono in grado di tenere delle sedute individuali, per arrivare poi alla gestione di piccoli gruppi. Abbiamo due o tre moduli di formazione e diverse supervisioni, poi ci sono anche corsi avanzati che permettono una formazione più profonda. La formazione dura circa un anno, ma il lavoro continua, perché la ricerca prosegue sempre. Non è mai cristallizzata e statica. Cambia e si evolve. Per esempio la capacità di conoscere il sistema nervoso: con piccoli interventi verbali e anche ogni tanto tattili, noi possiamo modificare lo stato della persona, senza invasioni, senza grandi espressioni catartiche. In diverse discipline, per una seduta profonda, bisogna avere un rilascio catartico, ma per alcuni sistemi nervosi questo non è sempre valido, e anche le costellazioni neurologiche non si formano in dieci minuti. Forse il flusso biochimico e ormonale è molto veloce, ma le costellazioni e lo sviluppo delle reti neurologiche hanno bisogno di ripetizione. Abbiamo constatato, con un lavoro di diversi anni, che piccole modificazioni meno catartiche spesso portano a un risultato maggiore. Poi invece altre persone hanno bisogno dell’effetto catartico. Perciò il valore di un operatore è di poter lavorare con il corpo nel momento presente, e assistere, nello sviluppo della seduta, l’espressione che la persona ha bisogno di avere in quel momento.
Cosa si intende per espressione catartica?
Un rilascio delle emozioni come pianto, risate, seguite da altro pianto, dipende. Noi non siamo stati educati a questo, non abbiamo un’ intelligenza emotiva, le persone hanno paura delle loro emozioni, perché non ci confrontiamo, non le conosciamo. Vogliamo solo le belle emozioni: la gioia, la felicità e così via.
Ci sono dei limiti di età per questo metodo? Si possono trattare anche i bambini?
Sotto i sei o sette anni è più complicato. Ho lavorato anche con i miei figli in Inghilterra. Devi improvvisare di più perché la risposta è un po’ diversa. Ma dai sei ai 96 anni, età del mio cliente più anziano, si può fare. Anche nella stessa seduta di gruppo possiamo avere diverse età e diversi background.
Grazie Cheda Mikic e buon lavoro!
Per approfondire:
David Berceli, Metodo Tre, esercizi per rilasciare stress e traumi, Edizioni Spazio Interiore Universo Olistico, Roma